venerdì 24 novembre 2017

Morte di plastica - 1/4

[Inizio]

Tethys, signora del mare, decide di vendicarsi a modo suo dell’inquinamento delle acque, che uccide molti animali che scambiano i sacchetti di plastica per meduse: trasforma delle megattere in donne, e le manda sulla terra con il compito di sterminare i “morti di figa”.

Perché proprio loro? Perché sono proprio le persone senza riguardi per nessuno che inquinano i mari e non trovano dove battere chiodo.

E le megattere si dimostrano efficacissime, riducendo la popolazione umana maschile in alcune città del 30%, e femminile del 2%.

Una di loro, però, Amphitrite, ha un’idea sbagliata: avendo visto su Facebook che nel porto affidato a lei c’è uno yawl chiamato “Kant Starved Natural Philosophers”, deduce che sia un covo di “prede” per lei.

Non le è difficile entrare nell’associazione proprietaria della nave – ma scopre che i suoi membri non corrispondono al profilo psicologico dell’“MdF” che le hanno dato.

Ammettono infatti di non averne mai abbastanza, ma evitano di molestare le gentili signore, e la loro passione è il whale-watching.

Lottano anche contro l’inquinamento chimico ed acustico dei mari (si suppone che i sonar delle navi disturbino alquanto i cetacei), ed Amphitrite pensa che se fossero attenti alle donne come lo sono alle megattere, ne avrebbero in abbondanza.

La copertura di Amphitrite però salta presto: infatti, durante un’uscita in mare, lei viene colta dall’estro in mezzo a tutte le megattere che saltano e cantano per esprimere il loro ardore, si getta in acqua, e si ritrasforma in megattera.

Dalla barca si accorgono che lei è finita in acqua, ma non vedono la sua trasformazione, e continuano a fare manovre pericolose tra una megattera e l’altra per individuare e riportare a bordo Amphitrite.

Per fortuna le bastano pochi minuti per comunicare con le sue simili e … fare l’amore (i cetacei vengono in pochi secondi), calmando così (momentaneamente - i cetacei sono animali promiscui) il suo estro.

Lei ritorna in forma umana, riemerge, si fa avvistare e riportare a bordo – nuda, perché il costume da bagno si è sbriciolato quando lei si è trasformata in una megattera lunga 16 metri.

Tutti si meravigliano che il costume da bagno sia scomparso, ma da gentiluomini non fissano lo sguardo su di lei – tranne Naphtali, il presidente dell’associazione, che nota un dettaglio cetologico: lei ha dei capezzoli non solo sul petto, ma anche sulle grandi labbra – esattamente dove i cetacei hanno le mammelle!

La polimastia non è infrequente tra gli esseri umani, quindi Naphtali non ci fa caso – lo considera un segreto che non avrebbe dovuto conoscere e che deve invece dimenticare.

Ma i microfoni che gli permettono di registrare le emissioni sonore delle megattere mostrano che c’è una fonte sonora a bordo: quando Amphitrite è nella sua cuccetta, rivolta alle megattere, comunica con loro.

Un razionalista come Naphtali fatica a pensare che l’avere una donna le mammelle, la voce, e probabilmente l’udito, di una megattera significa che lei è una megattera sotto mentite spoglie – accantona tutte queste informazioni, mentre salva le riprese ed i dati delle osservazioni, e si volge verso terra.

Purtroppo, un forte vento impedisce di approdare al porto di partenza, e Naphtali decide di allungare la rotta verso un altro porto, dove si prevede di giungere dopo il tramonto.

La nave è dotata di tutti gli strumenti di navigazione del caso, ma vengono temporaneamente incapacitati da una tempesta magnetica.

I soci non si danno per vinti e fanno il punto basandosi sul sole e sulle stelle, ma una volta giunti in prossimità del porto stabilito, una nebbia offusca la luce dei fari e rende pericoloso approdare.

Ci si mette alla cappa e si aspetta il mattino? No, propone Amphitrite: si presenta nuda davanti ai soci (non vuole distruggere anche il costume da bagno di ricambio), si tuffa in acqua e si ritrasforma in megattera.

Fa un balzo spettacolare verso il ponte della nave, e si ritrasforma in donna giusto in tempo per toccarne il pavimento con i piedi – un secondo di ritardo ed un bestione di 36 tonnellate avrebbe distrutto la nave, perdendo probabilmente la vita.

“Complimenti, signora megattera”, dice Naphtali, “cosa vuoi che facciamo?”

“Mi chiamo Amphitrite. Io ho un sonar che funziona quasi quanto un radar …”

“Grazie per la rivelazione!”, commenta Naphtali, mentre gli altri dicono “Oooh!”, e poi riprende: “Da alcuni anni i cetologi sospettavano che anche i misticeti ricorressero all'ecolocazione, ed ora ce lo confermi!”

Amphitrite sorride e dice: “Issatemi a riva (cioè in cima all’albero maestro), e con quel sonar posso guidarvi fino all’ormeggio”.

“Le sartie portano fino alla coffa. Non c’è bisogno di imbragarti. Ti accompagno su con il megafono – tu mi dici cosa vedi, ed io do gli ordini ai miei uomini. Chi non è alla manovra si metta di vedetta – non vorrei abbordare altre navi”.

Amphitrite e Naphtali riescono nell’impresa – la nave entra in porto con una manovra precisa e riesce ad ormeggiare con una nebbia che impedirebbe ad un milanese di parcheggiare nello stallo a disco orario anziché in quello per disabili!

Thomas ringrazia Amphitrite stringendole la mano, ed ella lo abbraccia baciandolo sulle labbra. Naphtali è stupito del gesto, ma Amphitrite risponde: “Non è un gesto d’affetto fra voi umani?”

“Sì. Giusto. Vuoi cenare con noi oppure vuoi pernottare con le tue conspecifiche? So che voi megattere in questa stagione non mangiate.”

“È vero, ma quando sono in forma umana ho bisogno di mangiare quanto e come voi. Accetto l’invito a cena”.

Lei va a rivestirsi e poi si siede a tavola con tutti. E mentre mangiano, apre il discorso il nostromo Reuben: “Siamo onorati di avere una megattera a bordo. Ma perché hai voluto trasformarti in donna ed unirti a noi esseri umani?”

Amphitrite decide di vuotare il sacco: “A dire il vero, la mia missione era ammazzarvi tutti”.

“Perché mai?”, chiede Gad, il cuoco, “Cuciniamo così male?”

Tutti ridono perché capiscono che Gad sta facendo lo spiritoso, ma Amphitrite risponde, “No, cucini bene, ma il motivo è molto più serio”, e spiega tutti i danni che le attività umane fanno all’ambiente marino.

Quando Amphitrite arriva a spiegare il perché di tanto astio verso gli “MdF”, Levi, il cappellano della nave (non è una designazione ufficiale – semplicemente ha studiato teologia da giovane, ed allora lo trattano così) osserva:

“Capisco – la teologia femminista ha notato moltissimi punti di contatto tra la subordinazione della donna e lo sfruttamento dei viventi non umani. Quello che non capisco è perché hai preso di mira proprio noi – e pur avendo la possibilità di farci naufragare, invece ci hai portato in salvo”.

“Perché ho capito infatti che non siete degli ‘MdF’ classici. Avete molti riguardi verso le creature marine e cercate di capirci – anche se non vi sarà possibile finché non ci saranno altre ambasciatrici come me”.

Naphtali si rende conto che Amphitrite, pur avendo imparato molto sugli esseri umani, perché le megattere sono molto brave a tessere rapporti interspecifici (pure di corteggiamento!), e le altre specie hanno trasmesso loro molte utili informazioni su di noi, è caduta in un equivoco.

“Amphitrite, il filosofo Hobbes diceva ‘Homo homini lupus’”, spiega Naphtali, “E noi abbiamo il nostro ‘lupo’: l’industria farmaceutica”.

“Perché?”

“Noi siamo dei ‘MdF’ non per mancanza di cibo, ma per mancanza di bocca. Siamo come quelle splendide farfalle che muoiono in un paio di giorni perché non possono mangiare”.

“Cosa intendi dire?”

“Esiste una classe di farmaci, detta SSRI [sigla inglese di ‘Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina’], molto usata per l’ansia, la depressione, le ossessioni. In quasi tutte le persone ritarda l’orgasmo, in alcune …”

“… cioè in noi!”, interviene Issachar, e Naphtali riprende: “… rende impossibile averlo durante un rapporto sessuale”.

“Cosa?”

“Non abbiamo risentimenti verso le donne. Vogliamo organizzare una class action verso le industrie farmaceutiche che producono farmaci simili e li distribuiscono sottovalutandone i pericoli per chi li prende. Io ho divorziato perché, non potendo più provare l’orgasmo con mia moglie, non avevo nulla che ogni giorno spazzasse via i piccoli risentimenti di ogni giorno, finché alla fine una goccia non ha fatto traboccare il vaso”.

“Me ne dispiace. Ma perché vi dichiarate ‘Kant starved’?”

“Per due motivi”, spiega Reuben, “il primo è perché la voracità è considerata lodevole in un uomo, anche se incresciosa in una donna – e nessuno si chiede se manca il pane o mancano i denti; il secondo è perché vogliamo rimanere ‘sotto il radar’ finché non siamo abbastanza forti da iniziare questa causa. Il danno è permanente, possiamo aspettare con comodo – e non vogliamo essere stritolati dalle industrie farmaceutiche uscendo prematuramente allo scoperto”.

Amphitrite pensa un attimo e dice: “Sono molto usati codesti farmaci?”

“Sì,” risponde Naphtali, “Perché, fanno danno anche a voi?”

“Beh, una megattera da 36 tonnellate se ne infischia, ma gli animali marini che vivono vicino agli scoli fognari delle grandi città cominciano ad avere serie disfunzioni sessuali”.

“I depuratori umani non sono progettati per rimuovere i farmaci dai liquami”, osserva Judah, “ma noi ci preoccupiamo più degli antibiotici che degli SSRI”.

“Però vi diamo tutto il sostegno morale possibile – non economico, perché noi megattere non usiamo il denaro, e non vogliamo darvi pesce od altri esseri viventi da vendere”.

“Vuoi vedere che quello che ha dissuaso Amphitrite dall’ucciderci è la mia cucina vegana?”, chiede Gad, ed Amphitrite annuisce: “Infatti. Quando ho visto i tuoi piatti mi sono resa conto che voi amate il mare anziché sfruttarlo!”

“Però non bevi vino”, osserva Naphtali, ed Amphitrite risponde, “Non si ha fermentazione alcolica nelle creature marine. Il mio fegato non lo reggerebbe”.

“Si può brindare con l’acqua”, osserva Levi, “ed Amphitrite se lo merita!”

Dopo il brindisi e la fine della cena, Naphtali lava i piatti (è il suo turno), ed Amphitrite resta sola con lui.

“Non hai sonno?”, le chiede, “Anche in forma umana riesci a dormire con mezzo cervello alla volta per pochi secondi?”

“Ahahahah! Ci avete studiato per benino!”

“Vi amiamo, anche se non sempre lo dimostriamo. Quello che ci hai raccontato ci è spiaciuto molto. Mi piacerebbe diventare una megattera e venire a vivere dove vivi tu, e saper parlare con i tuoi simili per capirli meglio. Se tu sei potuta diventare umana, forse anch’io posso diventare una megattera”.

“Ehm … altri uomini potrebbero farlo, voi proprio no”.

“Come mai?”

“Per quello che mi avete detto stasera. Dovreste ‘giacere’ con una megattera, ma se non godete, non servirebbe a nulla”.

“Anche questo lo metto in conto all’industria farmaceutica! Ma tu come sei diventata umana?”

“Noi megattere abbiamo molto sviluppato i ‘rapporti interspecifici’. Gli esseri umani preferiscono i tursiopi, ma anche loro sanno corteggiare altre specie di cetacei – finché l’abilità di diventare umani non è stata trasmessa a noi”.

Naphtali posa il piatto, si siede su una sedia, poggia i gomiti sul tavolo, mette il viso tra le mani, e si mette a piangere.

“Ci tenevi tanto a diventare una megattera?”

“No, è solo l’ultima delle cose a cui ho dovuto rinunciare per questo. A cominciare da mia moglie”.

"Sicuro di non poterla riconquistare?"

"Si è risposata. Felicemente, pare".

“Mah … da quello che mi è stato riferito, ci sono donne che amano i ‘tempi supplementari’ – non è il caso di noi megattere, perché noi lo facciamo sott’acqua, e non possiamo perdere molto tempo. Sicuro che tu non possa trovare una donna che ti ami per questa che potrebbe essere per lei una qualità?”

“Anche le donne si stufano. Dopo un po’ si rendono conto che troppo ricevere senza poter dare non va bene”.

“Sicuro che non esista una cura? O costa così tanto che dovete proprio vincere la causa per permettervela?”

“Non ne voglio parlare”.

Amphitrite si siede accanto a lui e lo guarda. Naphtali se ne accorge e le chiede: “Che fai?”

“Non posso dirti parole di conforto. Ma non voglio lasciarti solo in questo stato”.

“Grazie”.

“Sei un uomo speciale. Non è stata solo la cucina di Gad a convincermi che meritavate una possibilità”.

“E cosa?”

“Quando ho chiesto di iscrivermi hai ascoltato ogni mia parola senza interrompermi, ed hai saggiato la mia conoscenza della biologia marina con valide domande. Mi sono chiesta allora se davvero eravate malvagi come mi avevano detto”.

“I morti di figa classici sono spiacevoli, ma non possiamo lasciarveli ammazzare. Se quello che volete è la fine dell’inquinamento, dovete venire a parlarne con noi”.

“Il conflitto israelo-palestinese va avanti dal 1947. Non mi metto a dire chi ha ragione o torto, vedo che la posta in gioco è molto più piccola di quella implicita nell’inquinamento e nello sfruttamento del mare, ma non siete ancora riusciti a mettervi d’accordo. Non verremmo a capo di nulla trattando”.

“Che volete farci?”

“Intanto sopprimiamo coloro che ci fanno più male”.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page