giovedì 17 agosto 2017

49069NU.00002.004 - Il cliente genderqueer - 004


Rebecca e Leonida, da quel giorno per dieci giorni di seguito, provarono anche la "bedworthiness" delle case in vendita in città che rispettavano i requisiti di Leonida. La loro fortuna era che non erano stabilmente abitate, e quando Rebecca portava Leonida a vederle, erano vuote. Leonida portava delle lenzuola pulite nel suo zaino, che alla fine venivano messe nello zaino di Rebecca, e portate in una lavanderia a gettone per ritornare immacolate!

Le case da visitare erano tante, e pur facendo gli straordinari, ci vollero appunto dieci giorni per provarle tutte. Nessuna però eguagliò i pregi della casa a mezzacosta, con una sola strada carrozzabile che la raggiungeva, e circondata da vicoli in cui Leonida non ci passava - la casa Rebecca in cui aveva mandato ad abitare Leonida dopo lo sfratto da Antonia.

Leonida poteva pagare la casa e la ristrutturazione senza bisogno di un mutuo, la pignola venditrice si era da tempo assicurata che le carte fossero a posto, ed in due giorni il notaio potè rogare l'atto di compravendita, e registrarlo il terzo. Rebecca aveva predisposto un progetto di ristrutturazione, e predispose la domanda di cambio di destinazione d'uso per la parte dell'edificio che doveva essere dedicata ad attività culturali.

Leonida approvò il progetto, ma bocciò la domanda del cambio di destinazione d'uso.

"Perché? Se fai una riunione ogni tanto in casa va bene, ma se diventa una cosa abituale, devi creare un'associazione di promozione sociale (una congregazione religiosa richiederebbe tante carte da farti pentire di essere nato) a cui affidare questo ed altri beni necessari per la sua missione".

"Non è solo il fatto che prima è meglio trovare le persone, e poi costituire l'associazione. La domanda presuppone che io rimanga scapolo, ed abbia bisogno di soli 28 mq per vivere. E se ci mettessimo invece insieme?"

Rebecca trattenne un attimo il fiato. Sapeva che il problema si sarebbe posto, e sapeva che non poteva risolverlo. Gli chiese: "Vuoi che continuiamo a frequentarci come adesso, o vuoi che viviamo insieme?"

"Che viviamo insieme".

"Non me la sento. La mia casa, il mio ufficio di agente immobiliare, lo studio ingegneristico che sto allestendo, sono le basi della mia indipendenza".

"Sono cose che dividi con le tue sorelle".

"Nella mia camera, nel mio ufficio e nel mio studio loro non entrano - tengono le chiavi solo per il caso di emergenza".

"Trovo l'amore e devo vivere solo?"

"Da quando hai divorziato?"

"Tre mesi".

"Troppo pochi per riprendere una convivenza. Non vorrei che tu ti fossi sposato per sfuggire alla solitudine, e non abbia ancora imparato la lezione".

"Non dire a me che non so vivere in solitudine. Mi sono sposato assai tardi, e tu non hai mai lasciato le tue sorelle!"

"Beviamo un bicchier d'acqua, ci calmiamo e riprendiamo a discutere?", chiese Rebecca, per non rischiare un'escalation.

Leonida accettò, e dopo la pausa Rebecca disse: "Mi spiace, ma sono stata più volte avvertita che cominciare subito a convivere, come vorresti tu, può compromettere seriamente un rapporto. Inoltre, il trasloco mi distrarrebbe dagli studi, ed ora devo completare la tesi magistrale. Direi di riparlarne dopo la laurea magistrale. Inoltre, sono stata già contattata da Abbanoa [l'ente che gestisce le acque in Sardegna] per un bel lavoro dopo la laurea, ed a quel punto sarò spesso via per lavoro. Dovremo ridurre la frequenza dei nostri 'incontri'. Ci siamo 'divertiti' tanto in questi giorni, ma nessuna coppia riuscirebbe a continuare a lungo a questo ritmo. Mi dispiace ancora".

"Su di te non posso contare, insomma", e Rebecca rispose: "Per l'amore sì, per rimediare alla solitudine no. La solitudine non dipende dall'amore che ci viene offerto - è un sentimento che nasce da noi stessi. Ho conosciuto gente che aveva una bella famiglia, tante occasioni e tanti spasimanti, ma si sentiva comunque sola".

"Sapevi il perché?", chiese Leonida, e Rebecca rispose: "Quello che ho capito di loro, è che la solitudine è stata la loro trappola. Per sfuggirle, si sono sposati con persone che li amavano, ma che non erano capaci di farli contenti. Forse pretendevano troppo da loro, e forse chi li ha sposati non si è reso conto di ciò che i loro coniugi esigevano da loro".

"Cattiva comunicazione", osservò Leonida, e Rebecca disse: "O troppa fretta. Mio padre ci ha messo due anni a convincere mia madre a fidanzarsi con lui, e loro si sono sposati dopo altri sette. Certo, hanno poi dovuto ricorrere alla FIVET, ma mio padre non si sentiva solo come te".

"Mi stai patologizzando", disse Leonida, cercando di non dare l'impressione di essere arrabbiato.

"Alla tua felicità manca un elemento che non posso fornirti io. Forse la Sindrome di Asperger ti ha fatto passare una catastrofica infanzia (io ho avuto la fortuna che con due sorelle coetanee Aspie, avevo sempre chi mi sosteneva emotivamente, ed anche i miei genitori, pur neurotipici, hanno sempre fatto tanto per noi), in cui ti sei sentito indegno e non amabile - perché neurodivergente. Non posso risarcirti di quello che ti è mancato. Forse ci ha provato la moglie che hai lasciato, e non le è andata bene".

"Ho divorziato quando ho capito che il mio matrimonio era stato contratto per equivoco, ed avevo raggiunto la consapevolezza dell'incolmabilità di questa lacuna. Non mi stai dicendo cose che non so. Ti informo che non sei tenuta a farmi stare meglio, ma mi stai facendo sentire peggio".

"Il problema non è solo tuo", disse Rebecca, "La verità è che io sono una 'poliamorosa solista' - ho rapporti con più persone, ma non voglio far coppia con nessuna di loro, e voglio continuare a frequentarle. C'è stata una manchevolezza etica, perché ti ho rimorchiato senza dirtelo - ma gli altri miei partner me ne avevano dato licenza, ed in quel momento non sembrava importante dirtelo. Non immaginavo che da un incontro di una sera in due settimane si sarebbe passati a discutere se diventare una coppia o no".

"In effetti, era congetturabile che tu non fossi monogama, visto che tu eri venuta a letto con me la sera stessa in cui mi avevi conosciuto - una persona monogama avrebbe aspettato un po'. Non hai parlato, ma il messaggio era chiaro. Non devi accusarti di violazione dell'etica poliamorosa. Però, ora che tu mi hai rimesso al mio posto, ed hai dichiarato che sono inadatto ad una relazione impegnativa ..."

"Non è vero!"

"Mi hai detto che mi manca quello che viene chiamata 'la base sicura', e che pertanto i miei attaccamenti sono insicuri; ed hai apprezzato il mio amore finché è rimasto separato dall'attaccamento - quando l'ho messo sul piatto, hai detto di voler uscire dal gioco, perché era un danno, non un guadagno. Quello che ho imparato sul poliamore mi fa pensare che la sua ambizione sia separare l'amore dall'attaccamento - cosa possibile in una società opulenta in cui è possibile sopravvivere con legami erotici e labili anziché con legami affettivi e solidi. Tutti obbiettivi leciti, purché perseguiti con consapevolezza ed onestà".

"Dissento. Ci sono poliamorosi che fanno come dici tu, altri che affiancano ad una relazione primaria con attaccamento relazioni secondarie senza attaccamento, ed altri ancora che riescono ad avere attaccamenti multipli (ma non necessariamente di pari rango) che la tua teoria non prevede. Devi imparare di più. Cosa volevi dire quando ti ho interrotto?"

"C'è posto per me nella tua vita?"

"Sì. Vivendo però separati ed accettando la non esclusività. Come hai appena detto, voglio che il nostro sia un rapporto erotico, ed anche amicale, ma che non implichi attaccamento".

"Posso pensarci un poco?"

"Certo. Ero io prima a chiedere la pausa di riflessione".

"Il piano di ristrutturazione?"

"Puoi farlo partire quando vuoi. Secondo il mio progetto, si farà una stanza alla volta, in modo che tu possa spostarti dall'una all'altra via via che proseguono i lavori. Mi sarebbe piaciuto farti da capocantiere, ma finché non liquido l'agenzia immobiliare, non mi è permesso. Ma ti trovo un'ingegnera donna brava, ed avrai un lavoro ben fatto!"

"Grazie, amore".

Rebecca baciò Leonida e disse: "La pausa di riflessione comincia ora, tesoro".

[Fine]

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