mercoledì 16 agosto 2017

49069NU.00002.002 - Il cliente genderqueer - 002


Antonia e Rebecca lo aspettavano alla fermata dell'autobus che veniva dall'aeroporto, e sgranarono gli occhi quando lo videro, perché aveva un seno molto più grande che in fotografia.

Salutò cordialmente le signore, si mise sulle spalle lo zaino da montagna (costruito in modo da scaricare il peso sul bacino e non sulla colonna vertebrale), e si mise a camminare aiutandosi con i bastoni da Nordic Walking.

"Immagino di avervi stupite", disse Leonida, "Ma se metto su Facebook le foto con il mio aspetto attuale, vengo importunato da persone che mi offrono soldi di cui non ho bisogno".

"Ehm ... come si è procurato questo aspetto?", chiese un po' sfacciata Antonia, e Leonida rispose: "Il laser fa miracoli con i peli, ed il lipofilling ha spostato il grasso dal girovita al seno - di grasso ce n'era davvero tanto! La femminilizzazione del viso la farò dopo aver acquistato la casa. Dov'è però la sua casa, signora Gonnesa?"

"L'accompagniamo", rispose Rebecca, infilando la mano sotto il braccio sinistro di Leonida. Antonia preferì invece restare a mezzo metro di distanza.

"Si è fatto un'idea ...", chiese Rebecca prima che Leonida la interrompesse: "Mi fa piacere che mi prenda a braccetto, ma forse è meglio allora darsi del tu".

"Giusto, Leonida", rispose Rachele, "Che casa ti interessa?"

"Una casa di due piani, in cui io possa abitare al pianterreno, e si possano svolgere attività culturali al primo piano".

"Non abbiamo molte case così qui", osservò Rebecca, e Leonida rispose: "Vanno bene anche i terracielo che vedo lungo la via. Vuol dire che io abito al primo piano, e le attività culturali le facciamo ai piani superiori. Ci vuole quindi un montascale. L'ultimo piano deve ospitare almeno dieci persone in un locale unico - anche a costo di abbattere le pareti interne".

"Questi terracielo hanno secoli sulla groppa, e tutti i loro muri sono portanti. Dovresti rivolgerti ad un ingegnere (per esempio a me) prima di fare una cosa del genere. Cerco per te una casa moderna".

Erano intanto arrivati davanti alla casa di Antonia, Leonida diede un bacetto a Rebecca, che gli diede appuntamento per il mattino dopo.

La sera Antonia telefonò esasperata a Rebecca: "Trovami subito un'altra casa per Leonida!"

"Che è successo?"

"Lui continua ad andare in bagno (dice per colpa della prostata), e dopo la disavventura con Anselmo c'è solo un bagno funzionante in casa mia. Oltretutto la porta non si chiude (mi ero barricata lì dentro con il gioiello, ed Anselmo ha rotto la serratura), ed io devo fare i salti mortali per non vedere ciò che non voglio".

"Non si può mettere una tenda per la decenza almeno?"

"Non ne ho di adatte ed ora i negozi sono chiusi".

"Hai preso proprio una bella gatta da pelare! Comunque, credo di avere la soluzione per te. Vengo subito".

Rebecca si recò da Antonia con una sacca ed plico sottobraccio, e disse a Leonida: "Forse ho trovato la casa che fa per te. È antica, e non costa molto. Va ristrutturata perché manca perfino la stufa a legna, ma ha spazio sia per te che per le attività culturali che ti proponi. Siamo in estate, ma è relativamente fresca, e la proprietaria acconsente che tu alloggi lì. Anziché pagare Antonia, paghi lei. Nei prossimi giorni ti farò vedere altre case, ma questa è carina".

Leonida guardò il fascicolo e disse: "Casa insolita, ma interessante. Val la pena visitarla".

"Ti ci accompagno. Sono pochi passi a piedi da qui".

Leonida fece i bagagli, ringraziò Antonia, e si fece accompagnare da Rebecca. La casa non era in piano, ma sulle pendici di un colle, ed il percorso scelto da Rebecca passava per dei vicoli così stretti che Leonida si lamentò: "Le mie tette hanno bisogno della targa! Qui non ci passano!"

Rebecca ridendo ribattè: "Che dovrei dire io, che le ho così fin dalle scuole elementari?"

"Sarebbe stata diversa la mia vita se ti avessi conosciuto prima!"

"Sono lesbica, non ci contare".

Leonida non ribattè, e fu contento di notare che la casa scelta da Rebecca era vicino ad un ristorantino; Rebecca aprì la porta, il rubinetto dell'acqua, l'interruttore della luce, e disse a Leonida: "Come hai visto dalle mappe, questa casa si sviluppa su tre piani ed ha tante stanze - quella all'ultimo piano contiene dieci persone senza stringerle troppo. Ti faccio vedere tutte le stanze, cosicché tu possa scegliere in quale dormire. Domattina, alla luce del sole, apprezzerai meglio che cosa offre questo edificio".

Il tour della casa entusiasmò Leonida, anche se dovette notare che le scale erano strette, ed i montascale non avrebbe potuto portare all'ultimo piano delle carrozzelle a motore.

"Io farei così al tuo posto", disse Rebecca, "Il locale al piano terra è tecnicamente una cantina - una volta era la stalla dell'asino; io metterei delle prese per la ricarica di codeste carrozzelle, e se si presenta un'ospite che la usa, le presterei una carrozzella leggera senza motore che i montascale che puoi installare possono portare ovunque".

"Se non trovo casa più bella, faccio come suggerisci", rispose Leonida, e Rebecca disse: "Ci sono molte cose in questa casa, ma il letto manca. Nella sacca c'è un materassino pneumatico a pompa elettrica. Dove lo metto?"

"Al pianterreno, vicino al primo bagno?"

"Te lo sconsiglio. In questa città tutti i pianterreno sono umidi".

"Al primo piano, dove siamo ora. Sposto il tavolo di cucina e ci metto il materasso".

"Ok", disse Rebecca, che collegò la pompa ad una presa elettrica, ed iniziò il gonfiaggio.

"Bello. Ma è matrimoniale?", osservò Leonida.

"Perché questo ho a casa. Io e le mie due sorelle lo usiamo per viaggiare in nave, perché piazzandolo sul pavimento di un corridoio, riusciamo a dormire decentemente senza pagare una cuccetta od una poltrona".

"Già, quello che in gergo si chiama 'passaggio ponte'", osservò Leonida, che si chiese come potessero stare tre donne con le misure di Rachele su quel materasso, e rise pensando che lui avrebbe fatto fatica a farci stare tutto il suo petto.

Terminato il gonfiaggio, Rebecca disse a Leonida: "Devo farti firmare il contratto d'affitto. La proprietaria è pignola, e se puoi pagarla subito è meglio".

"Non ho molti contanti qui".

"Ho il POS che si collega al cellulare. Poi le fo il bonifico".

Leonida firmò, pagò, prese le chiavi ed accompagnò Rebecca al pianterreno; uscì con lei e le disse: "Come cuoco sono una frana, e mangerei volentieri in questo ristorante. Tu hai cenato?"

"A dire il vero, Antonia me lo ha impedito. Comunque, questo ristorante è caro. Se accetti di raschiare un'altra volta i vicoli con le tue tette, ti porto dove si mangia benino senza spendere tanto".

"Grazie!", accettò Leonida, e si lasciò prendere a braccetto da Rebecca, che questa volta lo fece passare per stradine più larghe.

Mentre passeggiavano, squillò il cellulare di Rebecca - era Debora che voleva sapere quando lei sarebbe tornata a casa.

"Sto accompagnando Leonida a cena. Anzi, perché non venite anche voi, visto che è un uomo simpatico? Avete paura di approfittare? Se facciamo conti separati, penso che a lui vada bene. Ah, venite? Ci troviamo alla pizzeria Murgia fra dieci minuti".

"Curioso", disse Leonida, "Temevo che questa trasformazione corporea mi avrebbe lasciato completamente solo, ed invece ho trovato in te un'amica che non si vergogna a prendermi a braccetto, ed a cenare con me e le sue sorelle".

"L'essere dichiaratamente lesbica mi ha abituato ad essere impopolare. Comunque, il lavoro di agente immobiliare è molto delicato ed è un settore in cui c'è ancora molto maschilismo. Però ho potuto constatare che se sei brava nessuno si accorge che sei una donna, e sei lesbica".

"Hai detto che sei ingegnera, vero?"

"Curriculum di studi complicato: maturità classica conseguita da ragazza, e diploma di geometra conseguito in una scuola serale - i miei compagni di scuola mi prendevano in giro per la mia passione per le domus romane. I miei genitori non hanno voluto che proseguissi, le mie sorelle invece mi hanno aiutato, ed ora ho una laurea triennale in ingegneria civile. Sto studiando per la magistrale, ma con curriculum idraulica, perché l'isola ha bisogno d'acqua più che di case".

"Non hai pensato di aprire uno studio di ingegneria?"

"Sto finendo di smaltire le compravendite che ho preso in carico gli scorsi anni. La crisi non è ancora finita, e ci vuole molto tempo per vendere una casa. O faccio l'agente immobiliare, o faccio l'ingegnera. La legge non mi permette di fare ambo le cose, e non voglio tradire la fiducia dei clienti".

"Ti chiederò di ristrutturare la casa che mi hai proposto stasera, anche se per correttezza ne visiteremo altre insieme."

"Grazie! Potresti essere il mio primo cliente da ingegnera. La discussione della tesi magistrale è prevista per il prossimo anno".

"Argomento?"

"La Tennessee Valley Authority. Lo 'Ha-Movil Ha-Artzi', il sistema idraulico che fornisce ad Israele l'acqua del Lago di Genezaret, l'ho affrontato nella tesi triennale".

"Però! Dello 'Ha-Movil Ha-Artzi' avremo certo occasione di parlare", disse Leonida mentre lui e Rachele entravano nella Pizzeria Murgia.

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